Discours de Bernadette Ségol, Secrétaire générale de la CES, prononcé lors du Congrès de l'UIL. Disponible en italien uniquement.

[Le texte prononcé fait foi]

Presidente,

Caro Luigi,

Care compagne e cari compagni,

Care amiche e cari amici,

Vi porto il saluto fraterno e caloroso della Confederazione Europea dei Sindacati.

Sono felice di condiVIdere con voi questo momento importante della vita della UIL. 

Come voi, siamo convinti che l'economia e la politica devono essere al servizio dei lavoratori e dei cittadini.

L'Europa ha salvato le banche e l'euro, ma ora occorre salvare l'economia reale, l'occupazione e il lavoro.

Il settore finanziario è all'origine della crisi che ha devastato le nostre società.

Dalla finanza la crisi si è estesa all'economia e al mondo del lavoro.

Il sistema finanziario ha una missione pubblica da svolgere: la banca deve servire l'economia reale e le persone.

Occorre  mettere sotto controllo il settore finanziario, dare una battuta d'arresto alla speculazione.

E la tassazione delle transazioni finanziarie deve diventare una realtà.

Chi insiste che l'eccesso di spesa pubblica sarebbe all'origine della crisi, inverte le cause con gli effetti.

La maggioranza degli stati si è indebitata per salvare le banche, questo ha creato la recessione, e l'unica cura che le istituzioni europee hanno saputo proporre è stata l'austerità.

Una cura  sbagliata, che non ha funzionato.

Alcuni paesi sono stati letteralmente devastati.

In Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda, l'austerità cieca ha significato tagli ai salari, riduzione delle prestazioni sociali, aumento della disoccupazione, povertà e disuguaglianze.

Tutto ciò è avvenuto a dispetto della democrazia. La crisi in cui versa l'Europa è alla base della sfiducia di lavoratori e cittadini.

Persino nel vostro paese, che ha sempre avuto una radicata tradizione di europeismo, le persone percepiscono l'Europa come matrigna: invece di risolvere i loro problemi li aggrava, non dà loro la possibilità di decidere democraticamente sulle scelte che influenzano le loro vite.

Un'Europa diversa è possibile. E che noi ci stiamo battendo per realizzarla.

La nostra idea di integrazione deve creare lavoro stabile e di qualità e deve avere nel modello sociale europeo il suo pilastro fondante.

Il lavoro precario è andato sviluppandosi come soluzione al problema della disoccupazione, perché mancavano politiche economiche adeguate.

Ma il precariato non offre alcuna prospettiv.

Semplicemente trasforma i disoccupati in lavoratori poveri.

Ogni lavoratore,

giovane e non,

ha diritto a un lavoro  stabile e sicuro, con un salario equo che gli consenta una vita decente.

L'imposizione dell'austerità ha travolto anche le relazioni industriali, la contrattazione collettiva, l'autonoma negoziazione dei salari.

La contrattazione è il "core business" del sindacato, la sua prima ragion d'essere, un formidabile vettore di democrazia e di redistribuzione della ricchezza.

Le relazioni industriali svolgono un ruolo essenziale nella risoluzione concreta dei conflitti

I sindacati non sono un ostacolo ma un promotore dello sviluppo.

Senza sindacati, non c'è democrazia; senza contrattazione e concertazione non c'è sviluppo economico equo.

Noi dobbiamo batterci per difendere, rafforzare e ricostruire gli strumenti della democrazia economica.

Non è di riforme del mercato del lavoro al ribasso che abbiamo bisogno.

Il Presidente Renzi dovrebbe pensarci bene, prima di sprecare in politiche sbagliate l'afflato riformatore del suo governo.

La CES appoggerà tutte le iniziative di lotta che verranno decise dalle organizzazioni italine per contrastare le politiche sbagliate del governo e la chiusura al diàlogo con il sindacato.

Il cambiamento va realizzato con le persone,

con i lavoratori, pubblici e privati,

con i giovani e i pensionati,

e con il loro sindacato

non contra di loro,

La CES concorda sulla necessità di avere conti pubblici risanati e ridurre l'indebitamento.

Ma occorre guardare al lungo periodo e dare precedenza agli investimenti, anziché impuntarsi in maniera ossessiva su indicatori privi di fondamento: i famigerati tre e sessanta per cento.

Per questo, la CES è contraria al Fiscal Compact.

Ci dicono: "La politiche di austerità sono state un successo".

Ci indicano timidi segnali di ripresa, ma per la CES è indecente parlare di "uscita dalla crisi" finché disoccupazione, povertà, disuguaglianze non diminuiscono.

Noi pensiamo che sia giunto il momento di cambiare.

E necessario  restituire speranza.

Occorre un piano di investimenti di ampio respiro per rilanciare una crescita sostenibile.

È per questo che noi abbiamo lanciato un piano di investimenti, che abbiamo intitolato un nuovo corso per Europa.

Lo abbiamo accompagnato con una proposta di Patto Sociale, un rinnovato modello sociale europeo che contrasti l'ideologia del Fiscal Compact.

Gli strumenti finanziari sono disponibili:

La banca europea degli investimenti e i fondi strutturali supportati dai finanziamenti pubblici e privati devono essere utilizzati

Si può pensare ad introdurre, finalmente, gli Eurobond e i Project-bond, e reperire risorse per gli investimenti senza costringere gli stati a costruire inefficienti fondi di salvataggio.

Non ne siamo convinti solo noi.

Sono mesi che il Fondo Monetario Internazionale, assieme ad altre istituzioni internazionali, sta chiedendo all'Europa di  rilanciare gli investimenti e la domanda interna.

Il nuovo presidente della Commissione, Juncker, ha presentato un pacchetto per la crescita, l'occupazione e gli investimenti di tre ciento miliardi di euro.

Un primo impegno, non sufficiente, sostenuto da risorse ancora incerte.

Ma noi lo approfondiremo, cercheremo di migliorarlo, e chiederemo alle istituzioni europee e ai governi di fare la propria parte.

L'Europa non deve diventare il buco nero dell'economia mondiale.

Non deve perseguire modelli di sviluppo superati, ma una visione nuova legata all'ambiente, all'innovazione e alla conoscenza, anche all'istruzione, alla sanità, ai servizi all'infanzia e alle persone anziane, all'edilizia sociale.

Con investimenti appropriati, potrebbe finalmente attuarsi quella politica industriale che andiamo chiedendo da anni.

L'Unione Europea non può essere solo una zona di libero scambio,

Rifiutiamo la concorrenza al ribasso su stipendi, condizioni di lavoro, salute e sicurezza, prestazioni sociali e pensioni.

La CES si batte per un'Europa solidale.

Per tutti

per i disoccupati

per i lavoratori precari

Vogliamo un reddito dignitoso

la contrattazione collettiva e la chiave per il lavoro dignitoso di tutti

Vogliamo che i trattati impediscano che le libertà economiche prevalgano sui diritti sociali.

Diciamo no al dumping sociale

Vogliamo un quadro giuridico applicabile a tutte le imprese che attuano processi di ristrutturazione.

Le aziende devono pagare le tasse nei Paesi dove fanno i loro profitti; bisogna agire immediatamente, porre rimedio alla evasione ed elusione fiscale.

Lussemburgo e Paesi Bassi  sono dei paradisi fiscali, ma ce ne sono altri.

Si tratta di combattere seriamente contro l'evasione e i paradisi fiscali.  

Basta frodi fiscali.

Diciamo No a ogni forma di discriminazione.

Per le donne vogliamo uguali salari ed opportunità.

Le donne hanno il diritto di partecipare pienamente alla società;

Gli uomini e le donne hanno il diritto di lavorare e avere una famiglia.

Le donne hanno il diritto di ricoprire ruoli di leadership

E per  tutti questi obiettivi il  Sindacato ha l`obbligo di sostenerle

Vogliamo che gli accordi commerciali internazionali rispettino i servizi pubblici, la cultura, l'istruzione, la salute.

Gli accordi internazionali devono rispettere i diritti fondamentali. Essi devono rispettare le giurisdizioni democratiche, e i servizi pubblici devono essere chiaramenti esclusi da questi accordi.

Investimenti per la crescita sostenibile, un patto a difesa del modello sociale europeo, più solidarietà e democrazia economica: questa è la nostra idea di sviluppo.

Un cambiamento è possibile!

Spetta a noi lottare per ottenerlo.

Ovviamente abbiamo bisogno di interlocutori politici all'altezza delle sfide del futuro.

Ci confronteremo come sempre anche con la nuova Commissione e con quei governi che vorranno creare una nuova alleanza per il progresso in Europa.

Un periodo  di sfide stimolanti ci attende, in preparazione del Congresso che anche la CES celebrerà  tra poco meno di un anno.

Solo uniti, come movimento sindacale europeo, potremo vincere questa battaglia.

La CES sa di poter contare sul sindacato italiano, e sulla UIL.

Qui oggi  voglio ringraziare tutti i dirigenti della UIL che in questi anni hanno partecipato alla vita della CES.

E voglio ringraziare Luigi, che ha sempre dimostrato grande sensibilità per i temi europei, in particolare quando erano in gioco le politiche economiche e contrattuali.

Ora che si appresta a lasciare la segreteria generale, voglio esprimergli la gratitudine del sindacato europeo per quello che ha fatto in questi anni.

So che Luigi consegnerà la UIL in buone mani.

Carmelo, se lo eleggerete, saprà interpretare al meglio le proposte della vostra organizzazione nel contesto europeo.

Avremo bisogno di tutti voi per vincere le battaglie che ci attendono..

Ho appena letto una magnifica biografia del vostro eroe nazionale, Giuseppe Garibaldi, che era nato a Nizza, dunque posso dire che é per il novanta-nove per cento italiano e per l`uno per cento francese.

Questo mi ricorda una cosa, malgrado i fallimenti,malgrado le difficoltà, non ha mai abbandonanto il suo sogno e il suo obiettivo.

Sarebbe stato un buon sindacalista.

Non ci lasceremo intimorire, perché dalla forza del movimento sindacale dipende il futuro dei lavoratori e dei cittadini dell'Europa.

Noi ci saremo sempre, a difendere la giustizia sociale, la democrazia, il mondo del lavoro.

Buon congresso a tutti!

20141119_uil_congress-it.pdf
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